"PREFIERO MORIR DE PIE
QUE VIVIR DE RODILLAS"

(Emiliano Zapata)

ARCHIVIO

ARCHIVIO FOTOGRAFICO

TARQUINIA
L'ARA DELLA REGINA



Ara della Regina

Percorrendo l'Aurelia Bis, nel tratto che va da Monte Romano a Tarquinia, si può prendere, sulla destra (nei pressi di un antico acquedotto), una stradina bianca a sassosa, poco segnalata ma percorribile in macchina (a bassa velocità).



La strada, alle spalle della città contemporanea di Tarquinia, si spinge lentamente, tra prati verdi e vallate, sul pianoro della Civita, sede dell'area archeologica occupata dall'antico centro etrusco di Tarquinia / Tarchna.
L'altura orientale del pianoro ospita i resti di uno dei monumenti più interessanti tra quelli presenti all'interno del sito archeologico: l'Ara della Regina.




L'ARA DELLA REGINA L'Ara è un gigantesco basamento, ampio quasi quanto un campo da calcio, edificato dagli abitanti dell'antica Tarquinia. Al di sopra del terrapieno artificiale, chiuso da muri costruiti con blocchi regolari di nenfro e fiancheggiato da due strade, si trovava un santuario occupato, in parte, da un monumentale tempio, considerato il più grande luogo di culto edificato dagli etruschi e del quale sono giunti fino a noi pochi ma preziosi resti.
Il tempio, dedicato probabilmente al dio Apollo e orientato verso est, fu esplorato e restaurato nel 1938 dall'archeologo Pietro Romanelli.

IL FORO DI LIVIO L'antica piazza antistante la fronte dell'edificio, dove si congiungevano le strade laterali, corrispondeva, forse, al foro cittadino menzionato da Tito Livio, storico romano di età augustea, a proposito di un episodio particolarmente cruento. Livio parla infatti dell'uccisione presso il foro di Tarquinia di circa 300 prigionieri romani, vittime alla metà del IV secolo aC del primo scontro armato tra la città etrusca e Roma.



Ara della Regina, veduta posteriore

IL TEMPIO ARCAICO Il santuario anticamente fu resturato più volte, tra VI e III secolo, e la cronologia del tempio è costituita da quattro fasi distinte.
Il primo tempio (Tempio I) fu edificato, sul primo basamento, nella prima metà del VI secolo aC. Il luogo di culto originario ospitava due soli ambienti, la cella e l'antecella (o pronao), dalla pianta simile a quella dei templi più antichi dei centri laziali e delle città coloniali della Magna Grecia e della Sicilia.
L'edificio era largo circa 12 metri e lungo circa 27 metri.



Ara della Regina, veduta anteriore

Alla fine del VI secolo iniziò la fase del secondo tempio (Tempio II). Il basamento fu alzato e furono aggiunti due corridoi, detti alae e larghi circa 2,5 metri, ai lati del corpo centrale del tempio e quattro colonne, disposte su due file, davanti all'originaria antecella.
Le dimensioni del nuovo tempio misuravano circa 25 metri in larghezza e circa 40 in lunghezza.
Le prime due fasi costituiscono il periodo arcaico del tempio, al quale risale anche il muro gamma, lungo circa 40 metri e rinvenuto presso l'angolo sud-est del basamento attuale.
Il muro, innalzato con orientamento sud-ovest/nord-est. forse segnava il confine del Santuario arcaico e, contemporaneamente, sosteneva la spinta di una vicina collina.


Ara della Regina, veduta laterale


IL IV SECOLO La terza fase del tempio (Tempio III) risale agli inizi del IV secolo e coincide con lavori nella parte posteriore dell'edificio.
A quel periodo risale anche la realizzazione di una terrazza nella zona sud-est del basamento, ingrandito per l'occasione.
All'interno della terrazza fu realizato un altare oggi noto come "altare alpha".
Al di sotto dell'"altare alpha", il cui orientamento è diverso rispetto a quello della terrazza e del tempio, si trova una cassa. forse un cenotafio, orientata alla stessa maniera dell'altare e probabilmente legata agli antichi miti di fondazione della città.
Il tempio durante il IV secolo, caratterizzato a Tarquinia da intensa attività edilizia e dalla ricostruzione dei principali edifici cittadini, fu arricchito da decorazioni di terracotta, in parte prodotte sull'esempio del Tempio del Belvedere dell'Orvieto Etrusca.
Un ampia scalinata si apriva sulla fronte del basamento e permetteva di raggiungere la terrazza e il retrostante tempio. La maggior parte dei resti visibili presso l'attuale Ara della Regina appartiene a questo periodo.
Il III secolo, infine, portò nuovi lavori nella zona posteriore dell'edificio (Tempio IV) e, probabilmente, presso la terrazza anteriore, con l'aggiunta di uno spazio conosciuto con il nome di "recinto beta".


Ara della Regina, ricostruzione
(non realizzata dall'autore del testo)


UN TEMPIO ITALICO La pianta definitiva dell'edificio è quella del tipico tempio italico (e quindi etrusco) ad alea descitto da Vitruvio Pollione, architetto e scrittore romano di età augustea, e caratterizzato dalla presenza di una cella preceduta da uno spazio occupato da colonne (pronao) e fiancheggiata da corridoi (alae) aperti sulla fronte.
Il tempio tarquiniese, come tutti quelli di tipo italico, era coperto da un tetto di legno che richiedeva, a protezione dai fenomeni atmosferici, un rivestimento costituito da terracotte.
Il frontone del tempio era abbellito dalle decorazioni di terracotta collocate sugli spioventi e sulle testate dei grandi travi longitudinali (il columen al centro e i due mutuli sui lati) che sostenevano la copertura.


Ara della Regina, pianta definitiva


I CAVALLI ALATI L'angolo sinistro del frontone ospitava probabilmente il famoso altorilievo dei "cavalli alati", simbolo dell'attuale città di Tarquinia.
Il manufatto, alto 1.15 metri e largo 1.25 metri, fu rinvenuto in frantumi, e ricostruito, da Romanelli ed è attualmente conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia, dove è stato recentemente sottoposto ad un intervento di restauro.
L'opera, originariamente colorata, fu realizzata in terracotta da un artigiano tarquiniese agli inizi del IV secolo aC e raffigura due cavalli alati nell'atto di spiccare il volo.
I cavalli emergono progressivametne dalla lastra mentre le caatteristiche tipiche del bassorilievo si avvicendano a quelle della scultura a tutto tondo.
I due animali, nella rappresentazione offerta dalla decorazione del tempio, erano aggiogati ad una biga, della quale si sono conservati pochi elementi.


Immagine dei Cavalli Alati


Alla metà del III secolo la città di Tarquinia si arrese a Roma e per il santuario cominciò una nuova fase, segnata dalla presenza di statue e monumenti come il bacino in marmo del magistrato Q. Cossutio.
Con il periodo romano terminò la vita del santuario etrusco che si trasformò lentamente nell'attuale sito archeologico.


LINK UTILI:
Pagina dedicata all'Ara della Regina e ai Cavalli Alati sul sito delle Necropoli etrusche di Cerveteri e Tarquinia (con numerose immagini)
Pagina dedicata dall'Università degli Studi di Milano all'Ara della Regina Pagina dedicata all'Ara della Regina sul sito della Provincia di Viterbo
Voce dedicata a Vitruvio sul sito della Treccani
Pagina dedicata alla città etrusca di Tarquinia su pagineveloci.net
Pagina dedicata alla fase villanoviana di Tarquinia
Pagina dedicata all'area archeologica della Doganaccia di Tarquinia

pagineveloci.net si scusa per eventuali modifiche o inesattezze non dovute all'autore del testo

di Stefano Rosati

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