"PREFIERO MORIR DE PIE
QUE VIVIR DE RODILLAS"

(Emiliano Zapata)

ARCHIVIO

ARCHIVIO FOTOGRAFICO

MAR EGEO
LA GRECIA PRIMA DEI GRECI

L'Homo Sapiens Sapiens è africano, è nato infatti in Africa e dall'Africa si è diffuso nel resto del mondo, Europa compresa. La comparsa dell'Homo Sapiens Sapiens nel Vecchio Contiente viene datata, al momento, a circa 40.000 anni fa anche se la recente scoperta, lungo la costa meridionale dell'isola di Creta, di numerosi manufatti risalenti a 130.000 anni orsono potrebbe costringere gli archeologi a retrodatare il nostro arrivo in Europa e nel Mediterraneo.
Lo studio della diffusione dell'umanità e delle prime forme di società nell'area egea, e quindi a Creta e nella Grecia, non è interessante solo in relazione all'arrivo dei nostri antenati in Europa ma anche a proposito dell'evoluzione dell'antica civiltà minoico-micenea.


Strumento risalente forse a 130.000 anni fa rinvenuto a Creta
foto non realizzata dall'utore del testo

PALEOLITICO L'area dell'Egeo in epoca paleolitica, fino a 25.000 anni fa, venne popolata da comunità nomadi che sopravvivevano grazie alla raccolta dei frutti della terra e alla caccia e che, conseguentemente, non edificarono insediamenti stabili.
A testimoniare l'esistenza di queste remote popolazioni restano oggi, ad esempio, alcuni strumenti in pietra usati come armi durante le battute di caccia.



MESOLITICO Uno stile di vita maggiormente sedentario cominciò a diffondersi nell'area egea durante il mesolitico, tra 10.000 e 6.000 anni fa, quando all'interno della società umana comparvero le prime forme di organizzazione e iniziò a diffondersi una primitiva fede nel mondo ultraterreno, testimoniata dalla pratica di accurati riti funerari.
I resti di un funerale preistorico sono emersi, nell'area dell'Egeo, presso la grotta di Franchthi nell'Argolide, una regione greca del Peloponneso orientale
. Le scoperte archeologiche effettuate in questo sito permettono di intuire l'apertura al mondo e le grandi capacità di spostamento di coloro che lo abitarono in epoca mesolitica. Sono infatti emerse lame di ossidiana, pietra dura adatta al taglio della carne e alla lavorazione del vetro, proveniente da Melo, un'isola delle Cicladi a est del Peloponneso e all'epoca disabitata. La presenza degli strumenti di ossidiana lascia intuire l'esistenza, tra gli antichi abitanti della grotta di Franchthi, di notevoli capacità nell'arte della navigazione e di una società abbastanza complessa da permettere l'organizzazione e la realizzazione di spedizioni lunghe e difficoltose. Risulta infine inevitabile l'esistenza di imbarcazioni adeguate a viaggi in mare aperto, duri e pericolosi.

LA RIVOLUZIONE NEOLITICA Il neolitico portò con se una grande rivoluzione e quindi un grande cambiamento nella vita degli esseri umani: la diffusione dell'agricoltura e dell'allevamento. Gli esseri umani dell'Egeo neolitico divennero sedentari e, pur essendo attestato l'utilizzo di grotte come abitazioni, costruirono i primi insediamenti stabili, formati da capanne e stalle e contraddistinti dalla presenza dei campi e di luoghi adibiti alla conservazione dei prodotti agricoli, in particolar modo cereali.
Animali e piante addomesticati giunsero probabilmente sulle sponde del mar Egeo al seguito di migranti provenienti dall'area siro palestinese.
Resti di capanne circolari sono emersi a Choirokoitia, sull'isola di Cipro, mentre presso l'antico villaggio di Sesklo, VI - V millennio, in Tessaglia è stato recuperato un muro difensivo. Le case di Sesklo, sorte senza una precisa progettazione urbanisitca e spesso con una pianta rettangolare, erano fatte di mattoni e avevano porte, finestre e un foro sul tetto a spiovente per permettere al fumo di uscire.


Ricostruzione dell'antico villaggio di Sesklo
foto non realizzata dall'autore del testo

Sesklo ha restituito anche interessanti sigilli in argilla. Questi oggetti, utilizzati per lasciare le impronte necessarie alla registrazione degli scambi di merci, indicano la nascita dei primi strumenti amminsitrativi.
Il sito della Tessaglia ha dato il nome ad una ceramica dipinta di rosso, talvolta con motivi a zig-zag.
In questo periodo infatti si diffusero nell'area dell'Egeo anche la lavorazione dell'argilla e la produzione della ceramica.
Luoghi che hanno favorito lo studio della rivoluzione neolitica sono Catal Huyuk, insediamento anatolico del VII-VI millennio, e Gerico. In particolare a Catal Huyuk erano venerate la Dea Madre, il cui culto riemerge in quello della greca Demetra, e una divinità dalle fattezze taurine, che sembra anticipare alcuni aspetti della civiltà cretese di epoca minoica.
Il culto della Dea Madre era presente anche tra le popolazioni egee. Presso l'antico villaggio di Dimini, fiorito nella Tessaglia del V-IV millennio aC e difeso da tre cinte murarie, sono emerse figure raffiguranti questa primordiale divinità con un bambino tra le braccia.
La ceramica prodotta a Dimini in questa fase del Neolitico è decorata da meandri e spirali.

BRONZO ANTICO La comparsa, nella seconda metà del IV millennio aC, dei primi utensili in bronzo, dovuti allo sviluppo delle tecniche necessarie per la lavorazione dei metalli, segnala l'inizio, per le genti egee, di quello che gli studiosi chiamano periodo del Bronzo Antico o, per la Grecia continentale, Elladico Antico.
In questa fase, segnata dall'introduzione delle colture agricole della vite e dell'olivo, all'interno delle comunità emergono i primi capi e si riscontra il perfezionamento di primitive forme di contabilità, utilizzate per controllare l'utilizzo dei beni conservati nei magazzini.
La ceramica della Grecia continentale è caratterizzata da un colore scuro e lucido.
La presenza nei territori della Grecia continentale e in quelli cretesi di oggetti simili fa pensare all'esistenza di contatti tra le popolazioni delle sponde settentrionali e meridionali del mar Egeo.
Il mar Egeo non era, probabilmente, un ostacolo alle comunicazioni tra le genti che ne popolavano le sponde e le numerose isole. Le Cicladi, ricche di marmo e ossidiana ma povere di materie prime, furono fondamentali per gli spostamenti dell'epoca.
Su queste isole, che emergono dal mar Egeo a est della Grecia continentale e a nord di Creta, sorsero villaggi, come quello di Kastri, formati da case giustapposte.
Le tombe rinvenute su queste isole hanno conservato corredi ricchi, ad esempio, di oggetti in ossidiana.
Gli artigiani cicladici realizzarono vasi di ceramica e statue di marmo, presenti nelle tombe ma non solo, di notevole qualità.
In particolar modo la produzione statuaria, che va da figure schematiche alla rappresentazione di esseri umani veri e propri, colpisce per la somiglianza con le opere realizzata millenni dopo dall'artista italiano Amedeo Modigliani.


Statuetta cicladica
foto non realizzata dall'autore del testo

La presenza di oggetti particolarmente preziosi, come il diadema in argento di Dokatismata, sembra indicare l'esistenza nelle Cicladi di una gerarchia sociale ben sviluppata.
I gioielli non furono utilizzati solo nelle Cicladi.
A Lemno, nel mar Egeo settentrionale, sono emersi infatti gioielli che ricordano quelli del famoso Tesoro di Priamo, rinvenuto a Troia. La città di Troia, nell'Anatolia settentrionale, aveva probabilmente, all'epoca del Bronzo Antico, un ruolo di primo piano nell'area egea.



In questo periodo anche la storia dell'isola di Creta è legata all'Anatolia, nell'attuale Turchia. Creta venne infatti colonizzata, agli inizi del III millennio aC, da popolazioni anatoliche, non indoeuropee.
Diverso fu il destino della Grecia continentale. La Grecia, che originariamente non era popolata da greci ma da popolazioni indigene, venne occupata, alla fine del III millennio aC da una popolazione di lingua indoeuropea, I greci erano giunti in Grecia.

Il mar Egeo, e con esso il mar Mediterraneo orientale, stavano per conoscere gli splendori della civiltà minoica, presente principalmente a Creta, e di quella micenea, in particolar modo diffusa nella Grecia continentale.

Link utili:
Creta e il Bronzo Antico
Il villaggio di Choirokoitia sul sito whc.unesco.org - (Inglese)
Il villaggio di Sesklo su www.treccani.it
Il villaggio di Catal Huyuk su www.treccani.it

di Stefano Rosati

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