"PREFIERO MORIR DE PIE
QUE VIVIR DE RODILLAS"

(Emiliano Zapata)

ARCHIVIO

ARCHIVIO FOTOGRAFICO

AUGUSTO
LA ROMA DI MARMO

Caio Giulio Cesare Ottaviano, Augusto per volere del Senato di Roma dal 27 aC, è considerato il primo imperatore romano, colui che segnò la storia di Roma concludendo la fase delle guerre civili e favorendo il passaggio dell'Urbe dall'era repubblicana a quella imperiale.
Augusto volle immortalare il suo operato politico nella pietra dei monumenti e così facendo cambiò radicalmente l'aspetto della città eterna avviando il cammino che trasformò la semplice Roma repubblicana, divenuta nel I secolo aC capitale di un immenso impero, in una grande metropoli mediterranea in stile ellenistico.
Racconta Svetonio, a tal proposito, che Augusto "iure sit gloriatus marmoreum se relinquere, quam latericium accepisset" (giustamente si gloriò di lasciare di marmo una città ricevuta di mattoni).
Roma all'inizio del principato augusteo era una città fatta di mattoni cotti al sole e sostenuti da intelaiature di legno. Il rischio di incendi devastanti era, inevitabilmente, elevatissimo e certamente non mancava, a causa del Tevere, il pericolo delle alluvioni. Augusto operò concretamente per la riorganizzazione amministrativa della città, dividendo l'Urbe in quattordici regioni e in numerosi vici, e per la sua monumentalizzazione, invitando a tal proposito gli aristocratici del suo tempo a seguire il suo esempio.




IL RESTAURATORE A differenza del padre adottivo Giulio Cesare, che aveva intenzione di ingrandire Roma favorendone l'espansione nell'area del Campo Marzio sulla base di un progetto ben definito, l'intervento di Augusto sull'aspetto della città non fu il risultato di un progetto organico e prestabilito.
L'opera urbanistica di Augusto, costata milioni di sesterzi, è legata fortemente all'azione politica del primo imperatore, capace di instaurare un principato nel rispetto apparente delle antiche tradizioni repubblicane, e raffigura la nascita della prima dinastia imperiale romana, facendo attenzione a non descrivere il nuovo signore di Roma come un sovrano orientale.
Ottaviano, ad esempio, restaura molti edifici particolarmente cari alla tradizione romana, come il tempio dei Lari e quello dei Penati, ma non ne modifca in suo favore il nome d'origine. Ottaviano vuole presentarsi alla città non come un padrone o come un nuovo Cesare ma come un semplice resturatore.
Molte opere realizzate in epoca augustea, come il Portico di Ottavia nei pressi della Sinagoga di Roma, portano nomi di memrbi della famiglia imperiale ma non quello del principe.
I restauratori lavorarono molto tra la fine del I secolo aC e l'inizio del I secolo dC a Roma, rinnovarono circa ottanta templi, si dedicarono al rifacimento di numeroasi ponti e addirittura alle strade consolari, come la via Flaminia.

NEL FORO ROMANO Ad Augusto si devono la sistemazione definitiva e la monumentalizzazione del Foro Romano. Il primo imperatore terminò le opere avviate nel cuore politico dell'Urbe da Cesare e chiuse il margine orientale e quello occidentale del Foro, delimitando in tal modo una vera e propria piazza, facendo innalzare rispettivamente il tempio del Divo Giulio, fiancheggiato ai lati da due archi, e quello della Concordia. Augusto restaurò nel Foro il tempio di Saturno a ovest e quello dei Castori a est.



I resti del Tempio di Cesare nel Foro Romano
Gli interventi realizzati in età augustea presso il Foro sembrano evidenziare la volontà, da parte del primo imperatore, di assegnare la parte orientale dello stesso all'esaltazione della famiglia imperiale.
La zona arcaica del Foro invece, con l'antica Regia e con il tempio di Vesta, venne separata materialemnte dalla nuova piazza con la già ricordata costruzione del tempio del Divo Giulio e degli archi laterali.

Veduta del Foro Romano

SUL PALATINO Abbandonando la valle del Foro e risalendo le pendici del vicino colle Palatino si raggiunge la sede dei grandi palazzi imperiali. Sede inaugurata da Ottaviano con la costruzione di alcuni edifici, affacciati sul Circo Massimo, che risultano piuttosto modesti se paragonati al potere detenuto dal loro padrone.
Augusto infatti stabilì sul Palatino la sua residenza, nei pressi della capanna di Romolo, tra il tempio della Magna Mater e quello di Apollo. Il padre dell'impero volle abitare vicino alla povera casa del padre di Roma, circondato dalle sue divinità predilette.
Stupiscono, oggi, le dimensioni ridotte dello studiolo, magnificamente decorato, dell'imperatore. Dai pochi metri quadrati di questa piccola stanza sul Palatino un uomo solo decise per anni e anni il destino di milioni e milioni di esseri umani.

Veduta del Circo Massimo
IL FORO DI AUGUSTO La zona di Roma che maggiormente l'immaginario collettivo associa all'opera edilizia di Augusto è però, probabilmente, quella occuppata, nei pressi dell'incrocio tra via Cavour e via dei Fori Imperiali, dall'omonimo Foro.
L'aspetto originario del Foro di Augusto è oggi noto grazie a varie fonti documentarie, alle epigrafi e al complesso di monumenti, o di loro resti, presente non solo nella zona del Foro e a Roma ma anche nelle città dell'antico impero, la cui architettura venne spesso modellata sull'esempio di quella della capitale. Ad Augusta Emerita, l'odierna città spagnola di Merida, vennero ad esempio realizzate statue, giunte sino a noi, simili a quelle, ormai perse, del Foro di Augusto.
Ottaviano, che comperò personalmente il terreno destinato alla sua costruzione senza particolari imposizioni per i venditori, fece costruire, secondo lo storico Svetonio, un Foro piccolo per non sotrarre troppe terre ai privati cittadini.
La forma del Foro, tagliato bruscamente alle spalle del Tempio di Marte, sembra sostenere l'affermazione dello storico.
La piazza del Foro era chiusa sui lati lunghi, verso nord e verso sud, da due grandi nicchie, al cui interno il numerose statue raccontavano ai visitatori le gesta della famiglia di Ottaviano, a partire dal mitico capostipite Enea.
Al centro della piazza si trovava una statua di Augusto e sul fondo del foro si innalzava il tempio di Marte Ultore, cioè vendicatore (della morte di Cesare), del quale sono oggi visibili i resti monumentali.
Alle spalle del Tempio, per separare il Foro dalla vicina Suburra, venne innalzato un muro.

Il Tempio di marte Ultore nel Foro di Augusto

IL CAMPO MARZIO Molti cantieri dell'età augustea vennero aperti nella zona del Campo Marzio, dove il Tevere disegna un'ampia ansa e dove avevano costruito precedentemente sia Pompeo sia Cesare.
In questa zona, spesso invasa dalla acque del fiume, risultò particolarmente incisiva l'opera di Marco Vipsanio Agrippa, fidato collaboratore e genero del primo imperatore, proprietario, nell'area, di diversi terreni.
Il Campo Marzio venne bonificato e vi vennero edificati un complesso termale e due teatri, che si aggiunsero a quello di Pompeo e si offrirono al pubblico in attesa di quello di Domiziano.
Il più noto dei due teatri di epoca augustea è sicuramente quello di Marcello, oggi ben visibile scendendo dal Campidoglio.

Il Teatro Marcello
Nei pressi del Teatro di Marcello venne restaurato il tempio di Apollo Sosiano, dal nome del finanziatore dei lavori. Gaio Sosio, in precedenza alleato di Marco Antonio, fece del preesistente tempio, collocato sul percorso della pompa trionfale, un edificio propagandistico, un monumento alla dinastia di Augusto. Il tempio era straordinariamente decorato, arricchito dalla presenza di bellissime statue inneggianti al principe e costruito con materiali di pregio, come il marmo.

Resti del Tempio di Apollo Sosiano
Il secondo teatro di età augustea sorto nell'area del Campo Marzio è quello edificato da Cornelio Balbo nella zona dell'attuale via delle Botteghe Oscure e inaugurato durante un'alluvione, con l'acqua alta e il Campo Marzio allagato.

GLI ACQUEDOTTI Il Tevere agli abitanti dell'antica Roma creava evidentemente qualche difficoltà. I romani dedicarono molte energie al controllo delle acque, non solo fluviali, come dimostrano i numerosi acquedotti che da secoli segnano il panorama delle campagne prossime alla città Eterna. Augusto non poteva certo trascurare queste costruzioni, fondamentali per la vita dei cittadini. L'imperatore, anche in questo caso, si dedicò sia al restauro delle opere esistenti sia alla realizzazione di costruzioni nuove.
Gli acquedotti in epoca augustea, per portare l'acqua a Roma, percorrevano, talvolta, diverse decine di chilometri e avevano una portata complessiva superiore a quella attuale.

ARA PACIS Nel Campo Marzio, per celebrare la sua dinastia e la sua azione politica, Augusto fece innalzare un monumento formato da un altare circondato da un recinto sul quale sono rappresentati in rilievo i membri della famiglia imperiale. E' l'Ara Pacis Augustae, L'Altare della Pace, originiariamente collocato nei pressi della via Flaminia, attualmente è visitabile nella zona di piazza Augusto Imperatore, tra il fiume Tevere e via del Corso.
Accanto all'Ara Pacis, nella sua posizione attuale, si trova il Mausoleo di Augusto, voluto dal principe per ospitare dopo la morte i membri della sua famiglia.







Immagini del Museo dell'Ara Pacis

Augusto lavorò per rendere più bella la città di Roma. Grazie alla sua opere e a quella di tante persone ricche e potenti vissute dopo di lui, senza dimenticare la fatica dei tanti semplici lavoratori dei cantieri, oggi, forse, coloro che hanno la fortuna di camminare per le vie di Roma possono ammirare la città più bella e più affascinante del mondo.
Con la speranza di non vedere la città Eterna chiusa in se stessa, ostaggio di egoistici interessi economici e politici, sorda alle necessità dei suoi variegati abitanti, impreparata ad ospitare il forestiero, disinteressata a tenere con se i suoi figli, condannata ad un'esistenza prigioniera del suo grande passato e quindi incapace di costruirsi un futuro degno del suo storico e dolcemente potente nome.

LINK UTILI:
L'ANTICO FORO ROMANO
MOSTRA DEDICATA AD AUGUSTO

di Stefano Rosati

BOLSENA - FESTA DEL SACRO CUORE

TUSCIA - INCONTRI DELLA CNA DEDICATI ALLA COMUNICAZIONE