"PREFIERO MORIR DE PIE
QUE VIVIR DE RODILLAS"

(Emiliano Zapata)

ARCHIVIO

ARCHIVIO FOTOGRAFICO

VULCI
LA STORIA DI VELX

Il sito archeologico di Vulci sta regalando molte sorprese agli studiosi e agli appassionati di archeologia. Recentemente infatti, presso la Necropoli dell'Osteria sono state effettuate molte scoperte, tra le quali quella di una tomba contenente un correde funebre risalente alla fine del VII secolo.




VELX La città etrusca di Velx, in italiano Vulci, affrontò il breve cammino della sua esistenza adagiata su un pianoro delimitato da fossi e posizionato nell'area dell'attuale comune di Montalto di Castro, sulla riva destra del Fiora e circa venti chilometri a nord-ovest di Tarchna / Tarquinia.
Questo territorio mostra tracce di occupazione umana in età villanoviana e già nell'VIII secolo ospitava un fiorente insediamento.
L'antico centro era dominato da un'aristocrazia sostenuta dal controllo del territorio e dei commerci marittimi.
Velx conobbe un periodo di grande sviluppo nel corso della prima metà del VII secolo aC. La città etrusca crebbe rapidamente e divenne presto famosa per i suoi prodotti artigianali e agricoli e per le sue attività commerciali.
Gli artigiani locali, coadiuvati da quelli di origine greca, realizzarono, nel corso del VI secolo, prodotti in ceramica, bronzi e sculture di tal pregio da essere venduti in tutti i mercati mediterranei. A questo periodo risale anche la nota Sfinge di Vulci, raffigurante un essere misterioso con volto di donna su corpo di leone e ali di rapace.
La città fece parte della Dodecapoli etrusca, una federazione di carattere economico, religioso e e militare.


Anfora con decorazione lineare da Vulci
Scuola del pittore di Micali (500 aC circa)


VELX E ROMA Velx, similmente alla vicina Tarchna, visse un periodo di crisi nel V secolo dal quale risucì a risollevarsi nel IV secolo, epoca alla quale risalgono grandi opere pubbliche, come le mura, e i primi scontri con l'emergente città di Roma.
Velx si piegò defintivamente ai romani nel 280 aC.
La città etrusca, un tempo centro egemone di un vasto territorio, fu costretta a cedere il controllo della vicina costa tirrenica a Roma e divenne, in età tardo-repubblicana, municipio, perdendo in tal modo ogni residua forma di autonomia e avviandosi alla decadenza e alla morte, giunta in epoca tardo-antica.

IL CASTELLO DI VULCI L'area venne nuovamente frequentata, nella zona appartenente al comune di Canino, durante l'alto medioevo quando, nei pressi del fiume Fiora, venne eretta l'abbazia benedettina di S. Mamiliano, trasformata in seguito nell'attuale castello della Badia, attuale sede del museo di Vulci.

Vulci, Castello della Badia


L'AREA ARCHEOLOGICA DI VULCI L'area archeologica di Vulci permette di osservare i resti dell'insediamento etrusco e della città romana e di visitare le necropoli che hanno restituito molti manufatti di ceramica greca dipinta (a figure nere e rosse) e grandi opere pittoriche come quella della Tomba François.

Al periodo etrusco risalgono principalmente le vaste necropoli mentre e a quello romano appartengono in gran parte i resti di numerosi edifici cittadini come, ad esempio, la Domus del Criptoportico, del II-I secolo aC, il Mitreo con altare e banconi laterali e il "Tempio Grande", la cui edificazione originaria risale all'età arcaica. Si tratta di un edificio a cella unica circondata da un colonnato, collocato sopra un basamento di tufo rivestito e raggiungibile atraverso una scalinata frontale. Nei pressi di questo tempio sorgevano le antiche terme della città.
Oggi del laborioso centro etrusco di Velx / Vulci restano solo ruderi, necropoli e reperti archeologici.



PER MAGGIORI INFORMAZIONI
Sito del Parco Naturalistico di Vulci
Pagina dedicata a Vulci sul sito della Provincia di Viterbo
Vulci sul sito dei Beni Culturali
Articolo sulle recenti scoperte effettuate a Vulci/1
Articolo sulle recenti scoperte effettuate a Vulci/2
Articolo sulle recenti scoperte effettuate a Vulci/3


immagini e testi di Stefano Rosati

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